UNA MATTINA D’ESTATE ALLO STAZZONE
Rumoreggia il fruscìo delle onde
nella tiepida calura delle otto di mattina.
Una mattina,
la solita di sempre
fra le squallide sponde
allo Stazzone.
Lì!
Ove traccia di cenere avvolta nel cemento
più non esiste
dell’arso Mulino Cuore che fù!
Pochi blocchi di tufo del vecchio recinto:
unico rudere rimasto
che riaffiora nei ricordi paterni.
Più in là, al porticciolo,
l’ anziano pescatore,
fra schiume melmose
e rottami di vetro sulla sabbia,
fissa ignaro e speranzoso
l’orizzonte incerto del domani.
Pochi pesci
abboccano all’amo
e il triste pescatore
si dilegua.
Di lì a poco anch’io
da quella squallida quiete
mi dileguai.
Nulla di nuovo sotto il sole
che tiepido a quell’ora
da quelle parti si odeva:
solo l’apatia del tempo
che gravita sull’essere.
Mentre come sempre
rumoreggian le solite onde
fra lo svolazzar felice dei gabbiani.
Giuseppe Maniscalco 10-10-2007
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